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L'orto di guerra ai Giardini Margherita

1 orto di guerra giardini margheritaDurante la guerra, la vita ai Giardini Margherita rimase pressoché normale, svolgendo alcune manifestazioni come la gara di pesca organizzata dal Dopolavoro.
2 orto di guerra giardini margheritaNel 1941, a causa della scarsità dei generi alimentari, il Podestà di Bologna dispose la semina di tutte le aree comunali: si seminava dappertutto. Nelle aiuole, nei giardini, addirittura in piazza Maggiore! Tra gli orti più estesi vi fu sicuramente quello dei Giardini Margherita: il pratone era diventato un vero e proprio campo coltivato a grano, colza e patate.
In Via Ugo Bassi, cappeggiava un bel cartello, pubblicizzato dal Comune per spronare i cittadini a coltivare ovunque gli fosse consentito, che recitava: “Create l’orto di guerra! E’ il dovere di ogni italiano!”
Nel corso dell’ultimo anno di guerra la città aveva un aspetto rurale! Addirittura alcuni cortili erano stati trasformati  in stalle  e i sagrati delle chiese in aie.

Alla fine del 1943, la Prefettura diede ordine di provvedere affinché venissero abolite le intitolazioni alla casa regnante dalle vie, dalle piazze e dagli alberghi. Il Comune chiese delle eccezioni , i Giardini Regina Margherita furono una di queste e mantennero il loro nome regale.
Piazza Maggiore invece, che all’epoca si chiamava Piazza Vittorio Emanuele II, divenne Piazza della Repubblica e la statua di Vittorio Emanuele a cavallo, che spiccava al centro della piazza, fu smontata e portata al parco, dove ancora adesso si può vedere il Re a cavallo mentre guarda l’orizzonte davanti a sé (peccato che ora gli capiterà di vedere fuori dal cancello di Porta Santo Stefano solamente tanto traffico).

Nel 1945, alla fine delle grande guerra, i Giardini divennero parcheggio gradito per camion e carri armati fino alla fine dell’anno.

 

Fonte:
101 storie su Bologna che non ti hanno mai raccontato di Margherita Bianchini
I Giardini Margherita di Silvia Cuttin (Pendragon)